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Jasminum officinale L. - Gelsomino Comune

Oggi il genere Jasminum è utilizzato a scopi ornamentali, in piena terra nei giardini, come arbusti isolati o per rivestire muri, recinzioni e pergolati. Un tempo si credeva avesse innumerevoli virtù officinali. Il famoso olio di gelsomino, che i Persiani offrivano agli invitati nei banchetti, si arricchisce da Dioscoride a Linneo d'una quantità di potenzialità terapeutiche legate alla sessualità. Per quanto lo Jasminum officinalis d'origine persiana fosse noto anche agli antichi Greci e Romani, il primo a coltivarlo davvero in Italia fu Cosimo I de Medici, che naturalmente ne aveva proibito la diffusione fuori dai giardini granducali; l'Inghilterra dovrà addirittura aspettare il 1730, quando riceverà una pianta dal Malabar. Nel frattempo si era diffuso anche lo Jasminum sambac di più facile coltura, che resta tranquillamente all'aperto nelle zone temperate. Ecco dunque coltivazioni industriali in Calabria e Sicilia (se ne ricavano profumi) ed una discreta presenza in tanti altri giardini italiani. Secondo l'aromaterapia, il profumo di gelsomino sarebbe euforizzante e stimolerebbe direttamente l'ipotalamo a produrre encefaline, sostanze che oltre ad inibire il dolore procurano uno stato di benessere e di felicità. Il gelsomino dissolve le paure e le tensioni legate alla sessualità ed è tradizionalmente usato per curare i disturbi uterini e per facilitare il parto. Le sue virtù officinali sono tuttavia state smentite dalla farmacopea moderna.

Citazioni

«Pianta con fiore bianco (anche citrino, meno caldo e secco del bianco) e con profumo di cedro - un’altra specie con il fiore celeste - il citrino si trova in Babilonia - Avicenna parla di tre specie: bianca, giallo-verde e purpurea».

[cit. Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 376, Iesemin]
Mattioli, nel commento al capitolo di Dioscoride sull’unguento Iasmino, corregge la falsa convinzione che la descrizione fatta del medico greco si riferisca alla pianta di gelsomino: egli chiarisce infatti che «Iasmin», vocabolo greco, sta a significare «violato» cioè unguento estratto da viole bianche (Da I Discorsi di P.A. Mattioli, capitolo«Del Leucoio o Viola bianca», p.427-428) e che quindi Dioscoride, nella descrizione dell’unguento Iasmino, fa riferimento a questo tipo di pianta. Secoli dopo Serapione «grandissimo, e fidelissimo imitatore e interprete di Dioscoride» chiarisce che una cosa è la viola e un’altra il gelsomino (pianta del resto non conosciuta da Dioscoride, perlomeno la specie arabica Jasminum sambac Wahl.), ma assegna a quest’ultima il nome greco di Iasmin e non quello arabo di Sambac o Zambac, ingenerando così l’equivoco sull’interpretazione del testo di Dioscoride.



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Jasminum officinale L. - Gelsomino Comune

Pianta
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